Vinitaly è uno stato d’animo. È un crocevia che permette incontri di “sapori” e riflessioni arricchenti e stimolanti. Dal punto di vista umano e professionale. È un’occasione per degustare, scoprire, confrontarsi. Tra addetti ai lavori e winelovers. Ognuno può portare il proprio contributo. Di passione, competenza e intuizioni. Il “ritorno” di Vinitaly dopo due anni ha permesso di sperimentare nuovamente questo stato d’animo, se possibile amplificato. Superando i tornelli e varcando l’ingresso, si percepisce una fiera nuovamente pulsante di vita che ritorna con entusiasmo.
Ecco che oggi e nei prossimi giorni, come in un diario di bordo, su queste pagine leggerete qualche appunto di viaggio o nota di colore a proposito di stand, vini, storie e persone che a Vinitaly, secondo noi, meritano un’attenzione particolare.
Vignaioli Contrà Soarda
Al Padiglione 4, stand B5, si trova un’azienda di Bassano del Grappa (VI). Siamo all’inizio del nostro viaggio. Capitati in questo stand per caso, ci affidiamo ai consigli di degustazione di chi ci accoglie allo stand.
Dando una sbirciatina alla loro pagina Instagram, nella biografia si legge “we believed that by planting dreams we could pick grapes and olives”, e quindi: “credevamo che piantando sogni potessimo raccogliere uva e olive”. Assaggiamoli un po’ questi vini che derivano dai sogni, quindi.
Per primo un Soarda Vespaiolo, un vino bianco fermo. È una selezione di uve Vespaiola. Da scheda tecnica: “Fermentazione e affinamento in acciaio a temperatura controllata per sei mesi. Colore giallo tenue con leggeri riflessi verdi. Al naso bouquet di agrumi, limone, pompelmo e una spiccata nota di erba appena tagliata, vegetale. Al palato riempie la bocca pulendola con la sua spiccata e notoria acidità”.
È poi il turno del secondo vino: il Musso Mosto. Si, avete capito bene: “Musso”. Il brand Musso, ideato da questa cantina è un omaggio a quelle “fantastiche creature che popolano i nostri vigneti”. Questa linea è stata creata per comunicare autentiche e tangibili emozioni. Lo slogan pronunciato dal musso? “Terroir? Sono parte di esso”. Il vino degustato, nello specifico, è una selezione di uve Pinot Nero, Carmenere e Marzemino Nero. Ancora, da scheda tecnica: “Singole micro vinificazioni, il Pinot Nero e il Carmenere fermenta in legno mentre il Marzemino in acciaio, affinano poi sia in tonneau che in barrique per due anni. Colore rosso rubino intenso, profumi di frutta rossa, spezie ed erbe aromatiche. In bocca è sapido, avvolgente, minerale, con una fine lunga e fresca”.
Un ulteriore aspetto che ci ha colpito, di quest’azienda, oltre la cortesia riservataci nell’accoglienza, è la particolarità dei nomi dei vini: Il Pendio, Il Saggio, Terre di Lava… volete conoscere gli altri? Fategli visita.
Stefania Tessari